domenica 17 novembre 2013

Patrizia Gamba

Urbino, l'incredibile storia di Patrizia Gamba che racconta 10 anni di inferno fino alla sentenza del Tar che dà ragione alla sua verità


Qualcuno puo' decidere che tu, sì proprio tu che stai leggendo, sei un disturbato mentale. E dopo che le voci prive di fondatezza diventano verità acquisita farti precipitare in un inferno. Tutto ciò è avvenuto nei confronti di Patrizia Gamba, 61, assistente universitario, in pensione dal novembre 2011. Laureata con lode in matematica il 15 marzo ’75, a Bologna, e già 5 giorni dopo, in virtù dell’ottimo curriculum, era laureata addetto all’Università d’Ancona. Pochi mesi diventa dopo assistente incaricato in Analisi Matematica alla Facoltà d’Ingegneria e un anno dopo, vincendo il concorso, assistente ordinario, ruolo ricoperto fino al momento della pensione.
"Ho lavorato con passione e competenza, apprezzata da colleghi e studenti - racconta Patrizia - che continuano a manifestarmi stima anche a distanza di anni. Un quadro idilliaco se non fosse che, circa 20 anni fa, entrai in rotta di collisione con un accademico misogino: con lui nessuna donna avrebbe fatto carriera e così fu". La soluzione per Patrizia sarebbe quella di andar via. "Tentai ma, anche per problemi familiari, non trovai alternative soddisfacenti. Con la carriera congelata mi sono potuta dedicare alla grande passione per la didattica. Svincolata da logiche di carriera non potevo essere ricattata e, soddisfatta per i positivi risultati del mio operato, mi permettevo di dir ciò che pensavo. Ma Pirandello non ammoniva che se si dice la verità si è presi per pazzi? Certo, condivisibile opinione, ma ritenevo che quel monito non potesse attecchire in ambiti culturalmente elevati! Peccai d’ingenuità e di fantasia: settimanali partite a biliardo permisero all’accademico misogino d’insinuare il sospetto se non la convinzione che fossi disturbata mentale".
Il calvario
L'inizio di questa storia assurda parte dall' Agosto del 2004. "Nel giro di qualche mese - ricorda la ex docente - divento oggetto di falsità e maldicenze, subisco danneggiamenti e minacce, ricevo lettere minatorie e offese pubbliche. Le mie denunce sono sistematicamente archiviate e vengo incriminata per accuse false o risibili. Un esempio: sono stata processata per aver detto “pinocchio” a un bugiardo con tanto di prove materiali e testimoniali a mio favore".

Nel maggio di cinque anni dopo, nella piazza di Cantiano dove Patrizia si è trasferita, arriva un faccia a faccia che avrà le conseguenze peggiori. "In piazza non riesco a trattenermi e affronto il “pinocchio” di prima su una vecchia storia che riguarda un alterco tra me e la sorella. Conoscenti del “pinocchio” mi si scagliano subito contro gridando che sono pazza, da ricovero, vogliono chiamare il 118. Stupefatta e incredula resto lì, pochi minuti e arrivano carabinieri, sindaco e vicesindaco: vengo spintonata nell’ufficio della polizia municipale. Arriva un medico: non sono da ricovero. Altro medico: anche per lui non sono da ricovero. Volano pesanti insulti tra medici e sindaco. Sono allibita, allarmata, attenta e controllata. Il primo medico viene spinto all’interno dell’ufficio poi gli viene consegnato un cellulare: all’altro capo c’è una persona con cui gli viene intimato di parlare. Il medico esce. Sono più di 3 ore che sono sequestrata, non ho mai dato in escandescenze: mi tengo in contatto telefonico con mio fratello e con una esterrefatta e impotente nipote di Brescia". 
A quel punto tutto precipita. "Il medico rientra e mi riferisce che mi avrebbero portata ad Urbino per un Aso. Un’agente mi domanda: Cosa hai fatto all’Università d’Ancona? Vengo caricata sull’ambulanza opponendo solo resistenza passiva. Arrivo al pronto soccorso e vi è un solo medico: lo stesso che un anno prima voleva sottopormi a esame psichiatrico per denunce anonime pervenute al 118, come attestato da una mia denuncia ai carabineri di Cantiano del luglio’08. L’agente dice al medico: 'Il sindaco di Cantiano è in contatto con i vigili d’Urbino per l’ordinanza'. Risposta: 'Ora che la signora è qui l’ordinanza non mi serve più'. Poi il medico si apparta pochi secondi mettendosi in comunicazione, tramite cellulare, con un altro medico, così intuisco anche se parla sottovoce. Dopo 4 minuti dal mio arrivo al Pronto soccorso mi rinchiudono in Psichiatria: solo alla consegna della cartella clinica saprò che 2 medici avevano chiesto il Tso, diagnosticando scompenso psichico" Il medico assente scrive: la paziente dichiara possibile episodio maniacale.
Tre anni  dopo sarà il Tribunale di Urbino a restituire la verità dei fatti. Con il decreto numero 271 annullava il TSO del maggio 2009:
"palese illegittimità dell’ASO, in mancanza della necessaria ordinanza sindacale, travolge la legittimità di tutti gli atti successivi; il medico, nel proporre l’ASO, non ha riscontrato alcun sintomo psicopatologico. Ha dichiarato:in base a verosimili informazioni raccolte…L’alterazione psichica è stata quindi desunta da informazioni e non direttamente constatata; deve presumersi che i medici del P.S. non abbiano potuto denotare, con le generiche dizioni usate… la presenza di gravi sintomi psicopatologici, tali da porre in essere una situazione di pericolosità per sé o per gli altri e da giustificare la proposta di Tso".
Per Patrizia il decreto è la prova tangibile che ha subito un sequestro di persona o quanto meno un abuso, un’ingiustizia. "Pensai che con il decreto l’incubo fosse finito. La mia sete di giustizia voleva sanzioni per tutti i prepotenti ignoranti coinvolti nel sequestro, ma soprattutto maturavo la convinzione di una azione collettiva alla Corte di Strasburgo perché a nessun altro potesse accadere quello che era capitato a me: deve cessare l’aberrante negazione dei diritti umani presente in ogni Tso. Ma l’avvocato di Roma sminuiva le mie richieste, consigliava un profilo basso. Intanto non erano mai cessate vessazioni e minacce da parte dei carabinieri e del sindaco di Cantiano, tanto che mi ero trasferita ad Urbino ma anche qui alcuni vigili avevano iniziato con sorrisi ironici a lanciare battutine sulla mia salute mentale e facevano velenosi riferimenti al Tso. Chiedevo: conscia dell’articolo 21 che reato commetto dichiarando d’essere stata sequestrata?"
L'incredibile storia non finisce qui. Il 31 agosto in piazza a Urbino Patrizia viene di nuovo prelevata per un secondo Tso. Ogni volta che in un luogo pubblico prova a discutere con le persone scattano i pregiudizi e le voci incontrollato sul suo presunto, quanto inesistente, disturbo mentale.  "Molte persone erano presenti in piazza, tanto a Cantiano quanto a Urbino potrebbero testimoniare che stavo solo denunciando ingiustizie e lo facevo in modo civile, inusuale se volete, ma nulla era illegale e soprattutto non sussistevano elementi di sofferenza o pericolosità da giustificare il Tso. Temo altri assurdi Tso ma continuo e continuerò a denunciare quanto subito".
Possibile che una persona debba vivere tutto questo da dieci anni? Possibile che la politica locale e le istituzioni diano credito a voci senza fondamento e non intervengono di fronte alla sentenza di un tribunale? Patrizia si è trovata al suo fianco gli studenti, soprattutto quelli riuniti nel Collettivo dell'Università Carlo Bo di Urbino. L'abuso del trattamento sanitario obbligatorio ha prodotto tanti altri casi, alcuni tragici come quello di Franco Mastrogiovanni che ha pagato con la morte le torture subite.
G.M.
@nelpaeseit

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