SABATO 19 ottobre ore 15 a MONTICHIARI (BS) ingresso reparto Via G. Ciotti 154
PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’USO DELL’ELETTROSHOCK
ore 20.30 in Località Casella, Via Argine sinistro torrente Parma, 8 Sorbolo Mezzani (PR) Fermata Bus a TRAI
CENA BENEFIT CON PRESENTAZIONE + LIVE
Il collettivo SenzaNumero di Roma presenterà il suo aperiodico. A
seguire live dei Gabriela Yankov, Vj Schnell e Dj Irene La Merdica.
DOMENICA 20 ottobre ore 10.30 a TRAI
ASSEMBLEA dei GRUPPI e dei COLLETTIVI ANTIPSICHIATRICI sempre a TRAI

Vorremmo
chiamare a sostegno dell’iniziativa tutte le realtà che hanno a cuore
la libertà della persona nel poter disporre della propria vita, dei
propri ricordi e dei propri pregi e difetti. In questa iniziativa
vogliamo inoltre dire basta a morte nei reparti ed agli abusi. Il
recente caso di Elena Casetto, morta bruciata a Bergamo legata al letto,
è solo l’ultimo di una lunga serie balzato alle cronache perchè era
inevitabile essendo così eclatante. Molti casi di abusi indiscriminati e
di morti rimangono nel silenzio come era emerso qualche anno fa con il
‘Caso Niguarda’, con 12 pazienti morti ed altri paralizzati con
protocolli di supercontenzione fisica quali ‘lo spallaccio’. In quel
caso la denuncia era partita dall’interno, ma nella maggioranza dei casi
vige il silenzio e certi episodi vengono ritenuti ‘blandi effetti
collaterali’ previsti dalla norma. Il taser nei reparti è divenuto la
norma, gli abusi divengono la norma.
QUESTO SILENZIO DEVE FINIRE. QUESTA NORMA DEVE FINIRE.
Per dare continuità al presidio di Giugno a Pisa riproponiamo il
testo informativo sulla TEC/ELETTROSHOCK dove si spiega bene in cosa
consiste questa pratica:
”L’elettroshock oggi viene chiamato TEC (terapia elettroconvulsiva) ma
rimane la stessa tecnica inventata nel 1938 da Cerletti e Bini. Si
tratta di corrente elettrica che passando dalla testa e attraversando il
cervello produce una convulsione generalizzata. Migliorandone le
garanzie burocratiche, così come introducendo alcune modifiche nel
trattamento, vedi anestesia totale e farmaci miorilassanti, non si
cambia la sostanza della TEC.
A più di ottanta anni dalla sua invenzione, possiamo affermare che
l’elettroshock è l’unico trattamento, che prevede come cura una grave
crisi organica dei soggetti indotta a tale scopo, mai dichiarato
obsoleto. Perché questo trattamento medico – che per stessa ammissione
di molti psichiatri che lo hanno applicato e che continuano ad
applicarlo – è stato utilizzato in passato come metodo di annichilimento
dell’umano, come strumento di tortura, come mezzo repressivo contro la
disobbedienza, non viene dichiarato superato dalla storia e dalla
scienza? È sufficiente praticare un’anestesia totale per rendere più
umana e dignitosa la sua applicazione? Basta chiamarla terapia per
renderla legittima? Possono dei benefici temporanei, che per avere
effetto devono comunque essere accompagnati dall’assunzione di
psicofarmaci, essere un valido motivo per usare questo trattamento? Si
possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
In Italia negli ultimi anni si tende a incentivare l’utilizzo delle
terapie elettroconvulsive, non solo come estrema ratio ma anche come
prima scelta. Per esempio nel trattamento delle depressioni femminili
entro i primi tre mesi di gravidanza, poiché ritenuto meno pericoloso
degli psicofarmaci nei primi periodi di gestazione umana. Anche per
quanto riguarda ipotetici problemi di depressione post partum la TEC
viene addirittura pro-posta quale terapia adeguata e meno invasiva per
le neo mamme rispetto agli psicofarmaci o ad un Trattamento Sanitario
Obbligatorio.
Oggi i centri clinici dove si fa l’elettroshock sono 16 e i pazienti all’incirca 300 l’anno. [Montichiari è uno di questi].
I meccanismi di azione della TEC non sono noti. Per la psichiatria
«rimane irrisolto il problema di come la convulsione cerebrale provochi
le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che modo queste
modificazioni (dei neurotrasmettitori e dei meccanismi recettoriali)
siano correlate all’effetto terapeutico» (G. B. Cassano, Manuale di
Psichiatria). Ma per chi subisce tale trattamento la perdita di memoria e
i danni cerebrali sono ben evidenti e possono essere rilevati
attraverso autopsie e variazioni elettroencefalografiche anche dopo
dieci o venti anni dallo shock.
Ciò che resta di certo, quindi, è la brutalità, la totale mancanza di
validità scientifica e l’assenza di un valore terapeutico comprovato.
Ci teniamo, quindi, a ribadire che nonostante le vesti moderne
l’elettroshock rimane una terapia invasiva, una violenza, un attacco
all’integrità psicologica e culturale di chi lo subisce. Insieme ad
altre pratiche psichiatriche come il TSO, l’elettroshock è un esempio,
se non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla
psichiatria. Il percorso di superamento dell’elettroshock e di tutte le
pratiche non terapeutiche deve essere portato avanti e difeso in tutti i
servizi psichiatrici, in tutti i luoghi e gli spazi di cultura e
formazione dove il soggetto principale è una persona, che insieme ai
suoi cari, soffre una fragilità.”
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO CAMUNO – CAMAP
camap@autistici.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD PISA –
antipsichiatriapisa@inventati.org
COLLETTIVO SENZANUMERO – ROMA –
senzanumero@autistici.org